La Bellezza, per restare vivi

“L’umanità può vivere senza la scienza, senza pane ma senza la Bellezza non potrebbe più vivere” diceva Dostoevskij  “perché non ci sarebbe più nulla da fare al mondo”.

Possibile che non avremmo nulla da fare se non ci fosse la Bellezza? E che cosa è la Bellezza?
Se è simmetria e armonia delle parti, allora la Bellezza è arte, o meglio coincide concettualmente con l’idea di arte. E poiché la funzione della Bellezza, lo diceva Platone, consiste nel darci una scossa, farci uscire da noi stessi, strappare il nostro animo alla rassegnazione, allora la Bellezza è una specie di motore, uno stimolo che ri-sveglia e può forse spezzare i giochi della noia esistenziale, aprirci a nuovi orizzonti.

A pensarci bene capita spesso – davanti a una scultura o a un dipinto o solo leggendo una poesia – di avvertire un desiderio profondo di amare, di conoscere, di andare oltre, oltre da sé. Talvolta questa sensazione la si avverte sotto forma (quasi impercettibile) di movimento. La Bellezza ci tocca intimamente, muove qualcosa e chissà…se non avessimo questa spinta, non faremmo niente. Intendeva dire questo Dostoevskij? Mi piace immaginare che intendeva questo. E forse intendeva anche dire che tra tutti i saperi elaborati dall’uomo soltanto l’arte può regalarci nuovi sentieri di energia.

La poesia, la musica, la letteratura, l’architettura comunicano Bellezza e possono riportare le azioni umane alla ragionevolezza, alla bontà, all’armonia. Bellezza e bontà coincidono. La parola “kalokagathía” in greco significa bellezza-bontà.  Ecco perché dopo la Creazione “Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa buona e bella ” (Genesi 1, 1-31). 

Bisognerebbe restare sempre a contatto con la Bellezza. Cos’altro  può ridarci entusiasmo e fiducia, liberarci da questo senso opprimente di oscurità che sentiamo tutti…se non la Bellezza, quel senso di trascendenza che avvertiamo quando ascoltiamo la musica, quando cogliamo la perfezione di un dipinto, quando guardiamo i virtuosismi costruttivi di una cattedrale, quando ci affacciamo sull’abisso di una poesia?
Tutto, in quei momenti, sembra allargare gli orizzonti della nostra coscienza e ci spinge a essere quello che siamo.
E allora forse la soluzione per restare vivi è questa: rstare a contatto con la Bellezza. In fondo non abbiamo molto di meglio da fare al mondo.

6 pensieri su “La Bellezza, per restare vivi

  1. Se mai mi deciderò di selezionare max 5 persone da seguire sulla rete, in questa “rosa”, Anna, tu ci sarai. E ciò per i temi che scegli e il modo coinvolgente in cui li esponi, e, soprattutto, l’impegno che poni nelle rapide efficaci sintesi, che denota il piacere di farcene dono. Chi vive in consapevolezza di dare un senso alla vita che…vive, ha per fine, conscio o inconscio, di raggiungere l’equilibrio, di realizzare una situazione di armonia. E credo che proprio questi due valori siano l’essenza della bellezza, dentro e fuori di noi. Inevitabilmente, l’arte compiuta è bellezza.

    • Grazie Giova di inserirmi nella tua ‘rosa’…così mi sento un petalo e recupero anche in leggerezza. Quello che dici è vero, non ci avevo riflettuto: chi cerca di dare un senso alla propria vita, ovvero cerca di riflettere su ciò che è e ciò che fa, lo fa perché forse istintivamente cerca. Cosa cerca? Quasi sempre, come dici, cerca l’armonia in sé. Armonia dell’essere, ovvero bellezza, ovvero arte. Ci siamo intesi.

  2. si,bisogna che io aumenti le occasioni di contatto perché se no rischia di apparirmi come qualcosa di effimero,come quando si pensa al concetto di felicità

    • È vero, il contatto con la Bellezza, ovvero con l’arte va coltivato…non viene da sé, ma se uno comincia a riflettere sui benefici, allora lo ricerca. Il tempo passato a leggere una poesia, ad ascoltare musica è tempo davvero benedetto. Fa sempre bene, come un bicchiere d’acqua fresca…fa sempre bene. Non sai come, ma sai che fa bene.

  3. La bellezza è insita nella natura, è la natura. Dio creandola disse è cosa buona e giusta, Platone osservandola ci invita a fare lo stesso e cogliere la bellezza che è intorno a noi e dostoevskij nella sua grande malinconica disperazione ne trae sollievo. L’arte secondo me passa attraverso la natura e ne coglie un pezzetto rimandandocelo. Mah! Forse! E poi siamo sicuri che Dio disse proprio è cosa buona e giusta o bella? Hai le prove? :-)

    • No, non ho le prove Nadia di tante cose: né che Dio vide quanto aveva fatto e disse che la natura era cosa buona e giusta, né che Dio è Dio, né che Dostoevskij volesse intendere quello che ho inteso. Di una cosa anche io, come te, sono certa: cioè che l’arte – la pittura e la musica in primo luogo – tenta da sempre di cogliere, di avvicinarsi o almeno interpretare le geometrie, le divine proporzioni e il segreto della natura. E se penso a una toccata e fuga di Bach…sempre mi viene in mente una stradina zigzagata di montagna. Grazie cara di aver dato un contributo al mio blogghino.

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